"L'Associazione nazionale Alpini è una realtà unica nel suo genere: presente in tali dimensioni solo nel nostro Paese. Gli scopi che ci proponiamo sono essenzialmente i seguenti:
a) tenere vive e tramandare le tradizioni degli Alpini, difenderne le caratteristiche, illustrarne le glorie e le gesta;
b) rafforzare tra gli Alpini di qualsiasi grado e condizione i vincoli di fratellanza nati dall’adempimento del comune dovere verso la Patria e curarne, entro i limiti di competenza, gli interessi e l’assistenza;
c) favorire i rapporti con i Reparti e con gli Alpini in armi;
d) promuovere e favorire lo studio dei problemi della montagna e del rispetto dell’ambiente naturale, anche ai fini della formazione spirituale e intellettuale delle nuove generazioni;
e) promuovere e concorrere in attività di volontariato e Protezione Civile, con possibilità di impiego in Italia e all’estero, nel rispetto prioritario dell’identità associativa e della autonomia decisionale.
E' evidente che tali scopi in parte ricalchino gli interessi della società moderna, tuttavia per far parte della nostra Associazione occorre aver svolto almeno due mesi di servizio militare negli Alpini. Questo riduce di molto i ranghi. E' però vero che solo circa 1/3 di coloro che hanno svolto in passato il servizio militare nel nostro Corpo sono transitati nell'associazione. L'affievolimento del numero dei partecipanti è anche causato da stimoli che i Gruppi e le Sezioni sono sovente non in grado di dare, oltre che dalla abolizione, meglio: "sospensione", del servizio militare di leva a far data dal 2003. Non è sufficiente oggi rimproverare i "giovani" alpini di non presenziare alle attività associative, occorre anche comprendere al nostro interno cosa i giovani possano desiderare per essere naturalmente attratti da quanto possiamo loro offrire.
Non v'è dubbio che l'ente debba adeguarsi ai cambiamenti culturali della società, come già più volte in passato è accaduto. Basta leggere la nostra storia centenaria appena inaugurata per avvedersi di come l'anima dell'associazione si sia adattata inevitabilmente ai tempi ed alle epoche che ha attraversato. A fronte di questo apparente "spegnimento" o "affievolimento" di entusiasmi si assite tuttavia ad attestazioni di stima nei nostri confronti provenienti dall'esterno, manifestate sia attraverso la fiducia concordataci nell'amministrazione di ingenti somme raccolte in occasione di calamità naturali, sia per l'entusiasmo col quale i giovani genitori inviano presso i nostri campi scuola estivi i loro figli. Questo a mio avviso dimostra che la società ha (forse oggi più che mai) bisogno di figure come quelle che possiamo offire, tuttavia dobbiamo impegnarci per rendere i contenuti del nostro organismo presentabili all'esterno in maniera attraente per i potenziali (relativamente) giovani associati. Tutto questo va considerato a prescindere della ormai nota discussione che vede contrapposta la fazione "purista", che vuole l'associazione costituita esclusivamente da ex alpini, a quella "possibilista" che vuole invece consentire l'accesso associativo anche ad "aggregati" e "simpatizzanti", al fine di dare più lunga vita possibile al nostro amato ente. Non v'è dubbio che, mentre l'A.n.a. al proprio interno dibatte su simili temi, all'esterno si vedono, anche per il clamore conseguente alla recente emergenza pandemia, tantissimi giovani presentare domanda di iscrizione alla Protezione Civile.
La sfida per mantenere l'A.n.a. attuale ed appetibile si presenta comunque ardua e necessita di due ingredienti fondamentali a mio avviso: il primo che richiede molta tolleranza da parte della "vecchia guardia", circa innovazioni ed iniziative proposte dai giovani associati (o potenzialmente tali); la seconda attiene invece allo "spazio" che occorre concedere alle nuove leve, evitando di imporre prassi del passato solo perché care alla nostalgia colletiva degli associati di lungo corso.
Per essere al passo coi tempi, serve necessariamente riuscire ad osservare la situazione al di là dei condizionamenti della propria tradizione. Il rischio, altrimenti, è quello di spengersi anzitempo, in una convivenza tra soci, sempre meno giovani, che via via inizierà a risentire della loro stanchezza, anche fisica, e del fisiologico venir meno delle loro energie ed ambizioni.